"Non ci sottraiamo nel definire 'terrorismo verticale' chi, nell'anonimato, schioda vie ormai presenti nelle guide". L'arrampicata in Val d'Adige continua a far discutere
Tra schiodature, richiodature, inviti ai climbers a "tornarsene a casa" e messaggi lasciati ai piedi delle pareti, negli ultimi mesi si è parlato molto delle pareti della Val d'Adige. Ad alimentare il confronto, con una lettera alla redazione, l'alpinista Manuel Leorato
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di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Una cosa è certa: l'arrampicata, in Val d'Adige, non di rado trascende il gesto atletico per dare vita a prolungate e spesso interessanti discussioni.
Lo scorso 17 gennaio abbiamo pubblicato un intervento, firmato da Guido Lanaro, dove si provava a riflettere su alcune dinamiche che stanno coinvolgendo il mondo dell'arrampicata, attività che negli ultimi anni ha acquisito una grande popolarità: questo la espone con crescente frequenza ad approcci divergenti che, spesso, originano tra gli appassionati accesi dibattiti.
Le considerazioni di Lanaro nascevano dalle vicende che hanno di recente interessato la Val d'Adige, delle cui pareti - tra schiodature, richiodature, inviti ai climbers a "tornarsene a casa" e messaggi lasciati ai piedi delle pareti - negli ultimi mesi si è parlato molto.
"Salire le pareti ed appendersi alle rocce - scriveva Lanaro nella conclusione del suo testo - ha sempre e comunque delle conseguenze, che lo si faccia in un modo o in un altro. Alla luce della crescente popolarità dell’alpinismo, queste conseguenze richiedono una riflessione collettiva. Alimentare la polarizzazione (...) servirà solo a inasprire i toni di un confronto non più procrastinabile e a renderlo più difficile e doloroso".
Alle riflessioni di Lanaro, è seguita una dura risposta dell'alpinista Manuel Leorato. Sentendosi direttamente coinvolto e sostenendo che l'intervento fosse strutturato su "affermazioni spesso basate su sentito dire e mezze verità", ha inviato una lettera (divisa in paragrafi) alla redazione, che riportiamo di seguito:
Il Signor Lanaro, che pure si esprime con toni sicuri, dimostra di non avere una conoscenza diretta delle vicende che coinvolgono la comunità dell’arrampicata veronese. Essendo vicentino e non frequentando l’ambiente veronese, le sue affermazioni appaiono spesso basate su sentito dire e mezze verità. Questo approccio, peraltro, ricorda quanto fatto da Vidali su Pareti Magazine o dallo stesso blog di Alessandro Gogna.
Un chiarimento sui TTT
Lanaro sostiene che il movimento "TTT - Togliere, Togliere, Togliere" fosse nato per stimolare un dibattito costruttivo. In realtà, ciò è lontano dalla verità. I TTT, come oggi i NAR, avevano un intento provocatorio e distruttivo, volto a demolire il lavoro altrui. La sigla iniziale "NAP" (Nucleo Alpinisti Proletari) rappresentava un richiamo diretto al terrorismo, un dettaglio che Lanaro evita di menzionare. È altrettanto importante ricordare come quel periodo sia coinciso con episodi gravi, quali la schiodatura parziale della Via delle Anguane e della Carlesso al Baffelan. Tuttavia, a differenza dei NAR, i NAP almeno si esponevano pubblicamente, senza rifugiarsi nell’anonimato.
Il meeting TTT di Illasi
Lanaro critica la nostra mancata partecipazione al confronto TTT del 2019, tenutosi a Illasi, insinuando che fossimo "impegnati a mitragliare di spit le pareti di Tessari". Ci tengo a sottolineare che il nostro gruppo non è mai stato invitato ufficialmente all’evento. Quanto alla critica sullo stile di chiodatura, emerge con chiarezza che Lanaro non conosce il nostro operato, avendo probabilmente ripetuto una sola delle nostre vie.
Le accuse
Particolarmente grave è l’accusa, infondata, che ci attribuisce presunte minacce, come la frase “Se toccano le nostre vie li battiamo come cachi”. Tale affermazione, riportata a memoria, è il commento isolato di un privato cittadino sui social e non rappresenta in alcun modo la linea del nostro gruppo. Noi del GRV (Gruppo Rocciatori Valdalpone) abbiamo sempre adottato una linea pacifica e costruttiva, esprimendosi unicamente tramite comunicati ufficiali sulla nostra pagina e non per “commenti”. Attribuirci posizioni o comportamenti contrari a questi principi è un atto scorretto e lesivo.
Il rispetto del Bidecalogo del CAI
Come istruttore volontario in una scuola di alpinismo, applico quotidianamente i principi del Bidecalogo, trasmettendoli con impegno ai miei allievi. Ogni anno in primavera, decine e decine di persone e corsi, provenienti dal Friuli alla Toscana, dall’Abruzzo al Piemonte, scelgono le short climbs dei Tessari come un terreno di palestra didattica ideale, specialmente quando le condizioni meteo nelle loro regioni (pioggia, neve) non lo permettono. È difficile trovare un luogo simile, che offra la stessa qualità della roccia, la comodità della bassa quota e la vicinanza alle principali vie di comunicazione.
Non abbiamo mai sostenuto che si tratti di alpinismo fine a se stesso: è un gioco che serve ad insegnarlo l’alpinismo invece! Chi accusa queste vie di iper chiodatura o di mancanza di etica dimostra di parlare senza conoscerle e senza mai essersi mai occupato di formazione. Se siamo in una 'palestra di roccia', anche se fosse vero che le vie hanno una spittatura seriale (cosa falsa..si vada a ripetere Via Trad, Gioco ad Incastro, Pettirosso etc.. ) che senso ha invocare l’etica?
Se queste vie in ambiente di palestra sono aperte con un’attenzione particolare alla sicurezza, con fix alle soste dove non è possibile adottare altre soluzioni e con disgaggi preventivi di massi pericolanti, è importante considerare le responsabilità che noi istruttori affrontiamo ogni giorno di corso, specialmente alla luce di tragici eventi che hanno fatto giurisprudenza ambito didattico (Pila).
Quanto poi alle accuse di trasformare la Val d’Adige in un “terreno di conquista”, banalizzare gli itinerari o scavare e disboscare per trovare roccia da attrezzare, esse dimostrano una conoscenza limitata del fenomeno e delle persone coinvolte. Il nostro lavoro è sempre stato improntato al rispetto del territorio e alla valorizzazione degli itinerari per il bene comune.
Infine, sarebbe opportuno che anche Lanaro, che cita il CAI, le Tavole di Courmayeur e il Bidecalogo come strumenti retorici, si impegnasse a rispettarli e a comprenderne a fondo i valori invece che prenderne i paragrafi che lo interessano solo per polemizzare.
Una riflessione finale
Certamente, non ci sottraiamo nel definire “terrorismo verticale” chi, nell'anonimato più totale, schioda vie ormai consolidate, presenti nelle guide di arrampicata, abitualmente frequentate da corsi del CAI e guide alpine minando il senso di “affidamento” alla base della nostra disciplina. Paradossalmente, i tifosi di questo operato però, non si indignano del fatto che chi si cela dietro sigle anonime, alimentando così solo una polarizzazione dannosa invece di favorire un confronto costruttivo.
Aggiungo inoltre che proprio questa settimana abbiamo organizzato una tavola rotonda presso la sede del CAI di Caprino, coinvolgendo tutte le realtà “verticali” interessate, oltre agli abitanti e agli imprenditori. L'obiettivo di aprire un dialogo costruttivo per il bene della comunità locale è stato pienamente raggiunto, con una condanna unanime di questi inutili sabotaggi e dietrologie. Sono state inoltre presentate idee e possibili soluzioni da proporre ai comuni per la gestione del problema parcheggi nella frazione di Tessari, l’unico aspetto concreto e reale di tutta questa vicenda.