54 anni fa l'ultimo viaggio del treno Predazzo - Ora. E intanto si pensa alla ferrovia del futuro della Val di Fiemme
Il 10 gennaio 1963 partiva l'ultimo convoglio della storia della tratta realizzata durante la Prima Guerra Mondiale. Era lunga 50,5 chilometri e ci volevano 2 ore a percorrerla. Transdolomites pensa al futuro: "Questa estate ricorreranno i 100 anni e ne faremo un museo a cielo aperto. Ma per raggiungere Canazei meglio puntare sulla ferrovia dell'Avisio"
PREDAZZO. Cinquantaquattro anni fa il capostazione annunciava con un fischio il via dell'ultimo convoglio della storia della ferrovia della Val di Fiemme, direzione Ora. Era il 10 gennaio del 1963 e dalla stazione di Predazzo partiva il trenino elettrico che dagli anni '30 (prima era a vapore) in poi aveva collegato tutti i paesini della valle, all'asse del Brennero e alla Bassa Atesina. Un'opera lunga poco più di 50 chilometri costruita durante la Prima Guerra Mondiale (tra il '15 e il '16) e inaugurata 100 anni fa, nel 1917, (era la tratta Ora-Cavalese per arrivare a Predazzo si dovette aspettare il '18). Per realizzarla ci vollero tantissimi uomini e donne. Nei momenti di massimo sforzo furono impiegati fino a 6.000 persone (quasi tutti civili della zona, circa 600 militari e 1.500 prigionieri di guerra, molti dei quali morirono per malattie, incidenti e scarsa alimentazione) e d'altronde realizzarla non fu semplice: si pensi che solo nella zona vicino ad Ora furono necessari 900 pali piantati nel terreno, fino a 20 metri di profondità, per stabilizzare i binari.
Fu un'infrastruttura a suo modo fondamentale per tutti i paesini (tantissimi) che venivano toccati dal trenino (che a coprire l'intera tratta impiegava oltre due ore riuscendo a raggiungere come velocità massima i 25 chilometri orari). Fu fondamentale sia per lo sviluppo economico della zona (i treni venivano usati per trasportare soprattutto legname dalla valle in Bassa Atesina) che turistico. E molti, ancora oggi, la rimpiangono vedendo in lei una nuova occasione di rilancio. Tra loro c'è l'associazione Transdolomites che accarezza il sogno di creare una linea ferroviaria che colleghi St. Moritz a Venezia andando a ripristinare vecchie tratte dismesse e a realizzarne di nuove. E tra le linee che si vorrebbe ripristinare c'è anche la tratta Predazzo - Ora visto che il tracciato è ancora tutto lì con le sue brave sei gallerie, i suoi sette viadotti e i suoi otto ponti. Sono abbandonati, invasi dalle erbacce, usati come ciclabile ma l'asse ancora esiste per buoni tratti.
"Quel che bisogna valutare è la sua effettiva utilità - spiega Massimo Girardi presidente di Transodolomites - perché tra 10 anni arriva il traforo del Brennero e l'alta velocità e quindi gli scali principali saranno a Trento e Bolzano. Ora non sarà toccata da questa rivoluzione e quindi è giusto pensare anche ai turisti, a come portarli più comodamente sulle piste della Val di Fassa e della Val di Fiemme. L'ipotesi che sembra più percorribile è dunque quella della ferrovia dell'Avisio che da Penia di Canazei passa dalla Val di Cembra e punta su Trento". Anche perché, si legge nello studio di fattibilità dell'opera, il forte dislivello – di oltre 700 metri tra Ora e Cavalese, nell'ipotesi di sottopassare passo San Lugano – costituirebbe anche oggi una notevole sfida: tempi di percorrenza competitivi con l'auto privata richiederebbero la realizzazione di ampi tratti in galleria con un forte aumento dei costi di costruzione ed esercizio.
"Ad Ora e nella Bassa Atesina però - prosegue Girardi - c'è molta nostalgia e aspettativa perché rinasca la ferrovia della Val di Fiemme quindi tutto è ancora possibile. Intanto in questo 2017 ricorrono i 100 anni della nascita della ferrovia e quindi con la Provincia di Bolzano abbiamo già in essere l'accordo per trasformare il tracciato in un museo all'aperto. Da questa estate organizzeremo eventi e appuntamenti coinvolgendo la Fondazione Ferrovie dello Stato".
E poi c'è la ferrovia dell'Avisio. Dopo la Petizione popolare che Transdolomites promosse nel 2012 e che raccolse l’adesione di circa 8.000 persone, l'associazione ha lanciato una nuova petizione rivolta, però, ai consigli comunali di tutti i Comuni delle Valli di Cembra, Fiemme, Fassa, della città di Trento e delle tre Comunità di Valle (Comun General de Fascia e Comunità territoriali di Fiemme e di Cembra). "La prossima settimana incontreremo il consiglio comunale di Trento per coinvolgerlo nel progetto Trento-Penia di Canazei - conclude Girardi - e poi ad aprile incontreremo l'alta diplomazia svizzera. Anche loro sono molto interessati a collegare la Trento/Malé con la Valtellina e la Val Venosta con l'Engadina".
Insomma i treni di strada ne hanno fatta eccome. Molte ferrovie hanno più di un secolo, alcune, come quella della Val di Fiemme, ai cento sarebbero arrivate quest'anno. Ma le rotaie restano comunque uno dei modelli di trasporto urbano ed extraurbano più moderno in assoluto e sono ancora la vera scommessa per la mobilità del futuro.