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Felicetti presenta le sue 'Storie di pasta' e lancia l'appello: ''No a glifosato e ogm. Si scelga la strada della salubrità e della sicurezza"

Il numero uno del pastificio della Val di Fiemme e dirigente nazionale della categoria dei pastai ha presentato il testo su come si possa concretizzare – tra le Dolomiti – tecnica con bontà gustativa, capacità di scegliere con creazioni pop e ha parlato della situazione nazionale e internazionale della pasta guardando all'Ugm (Uomo, grano, magia)

Di Nereo Pederzolli - 30 novembre 2017 - 16:55

MILANO. E’ la risposta – tutta dolomitica – alle furiose, continue polemiche legate alle produzioni agroalimentari basate su manipolazioni genetiche che nulla hanno a che fare con la spontaneità della natura. Per una decisa contrapposizione agli Ogm, fondata su una - ultracentenaria – filosofia produttiva: quella Ugm, vale a dire Uomo, Grano, Magia. Proprio così. Uno stile che la famiglia Felicetti, in quel di Predazzo, applica dal 1908 con convinzione, impastando il grano con il cielo di Fiemme, concretizzando formati di pasta che hanno appunto del magico.

 

Un percorso di e per il gusto, scandendo pure il modo di consumare l’alimento più amato dai consumatori italiani ( e non solo ). Raccontando il perché la pasta è un simbolo gastronomico, un’attività imprenditoriale di grande fascino, un modo per ‘dar forma’ ad uno dei cereali legati all’evoluzione umana. Quel Triticum monococco, prima coltura dell’Uomo, diecimila e più anni orsono. Cereale prezioso, indispensabile per il pane e per la sussistenza. In tutti i sensi. Grano per pasta, con ogni lettera di questa parola – pasta – che ha radice nella passione, pazienza, paesaggio, ma anche in aria, acqua, ambiente, per una storia, sfida, sapienza e dunque rilanciare territorio, tenacia, tecnica, elementi quindi a compimento di percorsi di agricoltura, attesa, pure – e questa è davvero una curiosità – di altitudine.

 

Ecco perché Riccardo Felicetti, a Milano, ha presentato Storie di Pasta. Diciamolo subito: non è e non vuole essere una pubblicazione auto celebrativa, neppure un’azione di marketing. E’ semplicemente il racconto di come si possa concretizzare – tra le Dolomiti – tecnica con bontà gustativa, capacità di scegliere (selezionare grani pregiati da agricoltura biologica) con creazioni contemporaneamente ‘pop’ e destinate all’alta cucina. Pasta per la qualità della vita. Pasta tra montagna – è l’azienda ‘spaghettara’ forse più in quota al mondo – e visioni imprenditoriali da ulteriormente consolidare (è stato progettato un nuovo stabilimento di produzione a Molina di Fiemme) dove il buono è bello, dove il piccolo può competere con i colossi della nutrizione.

 

"E’ un concatenarsi di storie tra produttori, mugnai, pastai e consumatori. Tutti uniti da un piatto di pasta, intesa come alimento da condividere, strumento goloso per una schietta socialità. Noi, la mia famiglia – ribadisce Riccardo Felicetti –, portiamo avanti questo concetto da quattro generazioni, sempre e solo basandoci sui valori ambientali di Predazzo, delle nostre Dolomiti. Noi siamo cresciuti con impegno e determinazione; la quinta generazione ora spinge ancora a fare meglio, ma senza alcun stravolgimento o rincorsa alla ‘grandezza’. Vogliamo rispettare i nostri fidati agricoltori, i fornitori della semola, quanti garantiscono anzitutto l’integrità delle farine. Senza tante … storie con la ‘esse’ minuscola…".

 

Riccardo Felicetti parla con passione della sua ‘creatura’. Lo fa non solo come imprenditore trentino, ma anche come dirigente nazionale della categoria dei pastai. Un settore della trasformazione agroalimentare in questi giorni chiamato in causa per le scelte dell’Europa in merito al glifosato, al tanto contestato diserbo usato nella coltivazione di gran parte dei vegetali, nel frumento in primis. "Ci sono troppe notizie parziali, in merito a questa questione. A noi, pastai, la parzialità non piace… Noi chiediamo semplicemente che venga fatta una scelta agricola importante. Che venga fatta a livello nazionale e internazionale. Parlare solo di concorrenza estera (le colture intensive di grano del nord America n.d.r.) non ha senso. Vogliamo discutere di salubrità, di garanzie di genuinità. Chiedendo, come utilizzatori di una produzione agricola, che questo diserbante, come altri agenti chimici di dubbia sicurezza, venga bandito. Partendo proprio dall’Italia. Con i consorzi agrari, che non dovrebbero nemmeno averlo a disposizione, proprio per impedirne l’uso agricolo. La nostra risposta è semplice: non deve incidere sulla nostra salute, sul nostro organismo. In sostanza: non deve essere usato per il pianeta".

 

Anche questa è una … storia di pasta. Con la ‘esse’ e la ‘pi’ decisamente maiuscole.

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