Istat, in Trentino stabile l'occupazione, cala la disoccupazione. La Cgil: "Ma quella di lungo periodo è un problema aperto"
Gli occupati restano stabili a 236mila unità, con un contributo positivo degli uomini (+2,8%) ed una riduzione delle donne di entità simile (-3,2%). Franco Ianeselli: “Restano aree di criticità come per i disoccupati di lungo corso. Adesso investire su qualità del lavoro e aumento dei salari”
TRENTO. L’Istat ha diffuso i dati su occupazione e disoccupazione relativi al 2° trimestre 2018, che restituiscono per il Trentino una situazione tendenziale del mercato del lavoro stabile sul fronte dell’occupazione e in miglioramento per quanto riguarda la disoccupazione: gli occupati risultano agli stessi livelli del 2° trimestre 2017 mentre si rileva, nello stesso periodo, una contrazione del numero dei disoccupati (circa 1.500 unità), con significative differenze dell’andamento per genere.
Le forze di lavoro sono pari a 249mila unità, ad un livello simile (-0,6%) a quello registrato nel 2° trimestre del 2017. Questo risultato deriva da una variazione positiva degli uomini dell’ordine dello 0,9% e da un decremento delle donne del 2,3%.
Gli occupati restano stabili a 236mila unità, con un contributo positivo degli uomini (+2,8%) ed una riduzione delle donne di entità simile (-3,2%). In termini assoluti gli uomini occupati sono pari a 132mila unità e le donne a 104mila unità. Sono i settori dell’agricoltura (16,1%) e degli altri servizi (6,8%) a rilevare gli aumenti più importanti di occupazione.
L’industria cresce nel complesso dello 0,2% mentre i servizi calano dello 0,8%, per effetto di una riduzione degli occupati nel settore del commercio, alberghi e ristoranti del 17,9%, legata anche all’avvio lento dell’ultima stagione turistica.
I disoccupati sono pari a 12,4mila, con un calo evidente e pari a circa 1.500 unità, risultato di una riduzione molto marcata della disoccupazione maschile (circa 2.300 unità). I dati del 2° trimestre 2018 mostrano comunque un incremento degli inattivi pari al 2,2% e, coerentemente con l’andamento dell’occupazione e della disoccupazione, tale valore è la risultante di un calo della componente maschile (-3,4%) e di un incremento di quella femminile (5,9%).
I tassi caratteristici del mercato del lavoro riflettono questi andamenti, su base annua:
- il tasso di occupazione (15-64 anni) è pari al 67,2% (74,7% gli uomini, 59,7% le donne) con un andamento su base annua contrapposto fra uomini (+2,2 punti percentuali) e donne (-2,5 punti percentuali);
- il tasso di disoccupazione (15 anni e più) è sceso al 5,0% dal 5,6% del 2° trimestre 2017, con un valore per gli uomini pari al 4,3% e per le donne del 5,9%. Il decremento è stato marcato per gli uomini (-1,8 punti percentuali) mentre si rileva un incremento per il tasso femminile (0,8 punti percentuali);
- il tasso di inattività (15-64 anni) è pari al 29,1%, in aumento di meno di 1 punto percentuale (0,6), per effetto di un aumento dell’inattività femminile (2 punti percentuali).
Rispetto all’Italia questi tassi notoriamente presentano una situazione migliore, con differenze positive evidenti per il mercato del lavoro trentino. Il tasso di occupazione a livello nazionale nel 2° trimestre 2018 è pari al 59,1%, il tasso di disoccupazione è pari al 10,7% ed il tasso di inattività è pari al 33,7%.
"Ci muoviamo in un quadro di sostanziale positività – commenta Franco Ianeselli – con miglioramenti trasversali a tutti i settori. La disoccupazione resta, però, ancora un problema aperto a cui fare fronte”. Il segretario della Cgil trentina pone l'accento in particolare sui disoccupati di lungo periodo, quelle persone che incontrano maggiori difficoltà ad inserirsi nuovamente sul mercato del lavoro.
“E' necessario fare uno sforzo in più superando la frammentarietà delle risposte messe in atto fino a questo momento per costruire una presa in carico complessiva del soggetto, sia sul piano delle opportunità formative per riqualificare le professionalità sia sul piano dei bisogni sociali. Metodo già attuato con buoni risultati in diversi Paesi europei”.
Accanto a questa, resta aperta anche la questione della qualità del lavoro, intesa sia in termini di miglioramento delle condizioni retributive sia di benessere organizzativo. “L'ultimo assestamento di bilancio ha introdotto interventi che associano una riduzione della tassazione per le imprese legata agli aumenti in quota fissa o variabile del salario dei propri dipendenti. Sono misure positive - afferma Ianeselli - come lo sono le agevolazioni per le imprese che investono nella formazione dei propri dipendenti per gestire il cambiamento tecnologico, come un recente accordo siglato con l'Associazione artigiani”.
“Deve diffondersi la consapevolezza che investire sulla qualità del lavoro, sul piano salariale e di miglioramento delle professionalità, è un vantaggio per i lavoratori, ma anche per le imprese che ci guadagnano in competitività”, conclude Ianeselli.