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Sparatoria in Messico, tra le vittime un italiano. Il trentino Christian Buffa: "Ho sentito degli spari, poi la gente ha cominciato a correre e io mi sono nascosto in un locale"

Paura nella notte a Playa del Carmen. Tra i testimoni anche un 32enne di Povo: "All'inizio pensavo fossero fuochi d'artificio. Poi ho visto un ragazzo ferito al braccio. Sembra sia stato un regolamento di conti ma di mezzo ci sono andati i turisti"

Di Luca Pianesi - 16 gennaio 2017 - 19:45

PLAYA DEL CARMEN. Sembrava una scena tratta da Scarface o da Narcos, insomma da un gangster movie o da una serie televisiva sulla malavita. Divanetti "muccati", gente che beve, che balla tra i tavolini, tra gli specchi, in mezzo a luci al neon che rimandano mille colori. Poi gli spari che nella confusione, almeno inizialmente, vengono associati a qualcosa di festoso, a dei fuochi d'artificio. E solo quando le grida prendono il posto delle risate e la gente comincia a correrti incontro, qualcuno tenendosi il braccio e qualcun'altra la gamba, la finzione scompare e la consapevolezza di trovarsi nel bel mezzo di una sparatoria si trasforma in qualcosa di maledettamente reale.     

 

 

 

 

E' quanto è successo a Christian Buffa questa notte a Playa del Carmen, cittadina super turistica della costa caraibica del Messico. Nato a Trento, originario di Povo, Christian ha 32 anni e si trova in questi giorni lungo la Riviera Maya perché sta facendo un viaggio in Centro America. A Playa del Carmen c'è il BPM Festival, rassegna dedicata alla musica elettronica che ogni anno attrae Dj internazionali e appassionati da tutto il mondo. Christian questa notte (quella a cavallo tra domenica e lunedì) era in fila proprio per entrare al Blue Parrot, il locale dove si teneva l'evento conclusivo del festival e dove è avvenuta quello che, a tutti gli effetti, sembra sempre più essere un regolamento di conti tra bande rivali che si scontrano per il controllo del cartello della droga. 

 

Paura a Playa del Carmen: sparatoria causa 5 vittime una italiana
(Afp)
Ap
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(Afp)
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"Ero in fila che aspettavo di entrare - ci racconta - quando ho sentito degli scoppi che in un primo momento potevano sembrare petardi, qui in Messico ne esplodono parecchi a tutte le ore del giorno. Quindi non mi sono allarmato, anzi non c'ho fatto quasi caso. Poi all'improvviso mi sono visto arrivare incontro un fiume di persone e ho capito la situazione. Ho preso a correre anche io e ho trovato riparo nel primo locale che ho incontrato lungo la corsa. Il proprietario ha aspettato giusto il tempo di farmi entrare e immediatamente dopo ha chiuso le serrande. Siamo rimasti chiusi dentro per una ventina di minuti. Alla riapertura c'era ancora gente che scappava, ho visto un ragazzo tedesco ferito al braccio e ho saputo che tra le vittime c'erano diversi turisti stranieri".

 

E infatti il bilancio ufficiale della sparatoria avvenuta poco fuori dalla discoteca Blue Parrot di Playa del Carmen è di 5 morti fra i quali anche un italiano, Daniele Pessina cuoco di Milano. Tra le altre vittime anche due canadesi. E poi ci sono 15 feriti, dei quali almeno uno si trova in condizioni gravi. Ad indicarlo il comandante della polizia di Quintana Roo, lo stato messicano dove si trova Playa del Carmen, Rodolfo Del Angel, aggiungendo che finora tutto indica che è stato un solo uomo a sparare davanti alla discoteca.

 

"Mi è andata bene - prosegue Christian - perché poco prima di mettermi in fila per entrare ero proprio nelle vicinanze dell'ingresso dove è stato aperto il fuoco". Parlando poi con alcuni locali Christian ha appreso che la banda voleva uccidere una sola persona ma ha fatto fuoco sulla folla non preoccupandosi di chi poteva colpire. "Mi hanno spiegato che è un fatto assai strano per il codice che hanno le bande del narcotraffico - conclude Buffa - ed era da molto tempo che non si verificavano cose del genere. La guerra per il controllo del cartello in Messico è sempre in corso e sono state almeno 80.000 le persone uccise per questioni inerenti al commercio di droga dal 2006, ma era dal rapimento di 20 turisti messicani nel 2010, per opera di Moises Montero Alvarez detto "Il Coreano", che non si ricordava una simile strage di turisti".

 

Il festival, nel frattempo, ha comunicato via twitter che tutte le feste sono state immediatamente fermate mentre la polizia sta ancora indagando sull'accaduto. Il collegamento con la guerra per il controllo del cartello per ora è solo una delle ipotesi mentre è stata esclusa la pista terroristica.

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