Lascia un libro, prendi un libro. Le casette del "book-crossing" realizzate dagli studenti del Vittoria battute all'asta
I 24 modelli di “bookcrossing case” costruiti nei laboratori del Vittoria per “Biblio è”, sono stati esposti al palazzo delle Albere. Un’ esplosione di fantasia che prende forma – anzi, tante forme - con diversi materiali tra i quali domina il legno
TRENTO. Lascia un libro. Prendi un libro. In libertà. La libertà della lettura. La libertà della scoperta. E la libertà - un paradigma del quale c’è bisogno - dello scambio. Lo scambio culturale. Il “Bookcrossing”, una bella esperienza nordica, è tutto qui.
Un contenitore - mutevole in dimensioni e materiali – che può essere collocato indifferentemente all’aperto o al chiuso. In luogo pubblico. Ognuno può offrire pagine già lette: pagine, libri, da condividere con “ignoti”. Ma interessati. Ognuno può prendere e semmai lasciare anche dell’altro. Dell’altra cultura.
A Trento il “bookcrossing” non è più una novità. Iniziò con pregevole intuizione della commissione politiche sociali, Gardolo. Si piazzarono due “casette”: una in centro paese e una Canova. L’idea ha preso piede e s’è diffusa in altre circoscrizioni, ad esempio San Giuseppe.
Ma il bookcrossing può assumere altri significati. Può sviluppare altre, importanti, attitudini. Ad esempio, l’attitudine alla fantasia. La fantasia che nella fattispecie non è materia immobile ma mobile, nel senso dell’arredamento. La dimostrazione? Eccola. Il lavoro che docenti e studenti del liceo delle Arti, il Vittoria di Trento, hanno svolto per settimane con competente passione su invito di “Biblio è”, ovvero la la celebrazione del sistema bibliotecario provinciale che tra esposizioni e incontri ha attirato meritata curiosità al palazzo delle Albere fino al 25 aprile.
Alle Albere, all’ultimo piano, sono stati messi in nostra i modellini, ben 24, di “bookcrossing case”, i “contenitori” dei libri da scambiare, realizzati dagli studenti di quarta e di quinta dei corsi di design dell’arredo e design industriale del Vittoria.
Il risultato? Un’ esplosione di fantasia che prende forma – anzi, tante forme - con diversi materiali tra i quali domina il legno. Sono le strutture che secondo gli studenti “creattivi” del Vittoria sono destinate a diventare le librerie del libero scambio. Gli studenti si sono insomma sbizzarriti nel “creare”. Gli insegnanti li hanno assecondati, e guidati, nel dotare le loro idee della necessaria fattibilità: concretezza, duttilità, funzionalità e applicabilità.
Sì, perché i 24 modelli di “bookcrossing case” costruiti nei laboratori del Vittoria per “Biblio è” non volevano e non dovevano avere solo una vita teorica: la vita che dura il tempo di una mostra, seppur bella. Con una scelta tanto inusuale quanto lungimirante gli organizzatori di “Biblio è’” – in primis la dottoressa Opazzi – hanno legato infatti all’esposizione dei modellini del Vittoria ad un’asta. Con tutti i crismi. Sono stati invitati Comuni e altre istituzioni a partecipare all’asta che s’è svolta il 24 sera. Inviti, accolti, a fare offerte, ad aggiudicarsi il modello ritenuto più consono a luoghi e scopi.
Sette modelli sui 24 sono stati acquistati ed è possibile – si spera probabile – che anche per gli altri “palstici”i ci sarà, più avanti, un futuro “concreto”. Ora gli acquirenti – ormai il prossimo anno scolastico – forniranno al Vittoria i materiali richiesti dai progetti, il “quantum” necessario a trasformare i modelli di “bookcrossing-case”. E cioè in piccoli gioielli del design giovane da piazzare nei loro territori.
Proprio di “opere” è davvero il caso di parlare guardando sia ai titoli, sia alle descrizioni, sia e soprattutto alle forme infrequenti - spesso attraenti e coraggiose - delle idee dei ragazzi del Vittoria. Il Comune di Ala s’è innamorato di “B Have”, un’onda, per nulla anomala, che offre sinuosità sotto vetro per ospitare i libri. E Ala non s’è accontentata. Ha offerto anche per ottenere “Bi-blo”, una libreria modulare che si può comporre, scomporre e ricomporre in base ai gusti e, perché no, agli umori.
Un gioco, ma serissimo. Il Comune di Cavalese ha invece puntato gli occhi su “Oblò”, un’affascinante elaborazione della semplicità geometrica di cerchio e quadrato. La Circoscrizione di Villazzano si è invece presa “Lignum”, opera ispirata ad un tronco d’albero, stilizzato, adattissimo all’esterno in un dialogo con l’ambiente. Il Comune di Carano s’è fatto affascinare da “Outdoor culture”, la rielaborazione di una piccola fontana di montagna, o meglio un abbeveratoio, con il messaggio di quanto sia facile ed utile dissetarsi anche con la cultura in un mondo sempre più arido.
“Irregular” lo ha invece vinto all’asta il Comune di Cavalese: una bella libreria “inclinata” che tuttavia ambisce a tener dritta la conoscenza. L’Ufficio Bibliotecario Trentino ha infine preso all’asta “Joints”, un triangolo di design che richiama la natura. Ad ognuno dei modelli “scelti” corrispondono ovviamente i nomi degli studenti che li hanno realizzati e degli insegnanti che hanno fatto da tutor alla loro fantasia oltre che diventare come spesso accade “operai” nell’allestimento della mostra alle Albere.
Ma qui volutamente non ci saranno nomi perché dell’impegno del Vittoria va sottolineato il collettivo, l’abilità e la perizia che emerge anche dalle proposte “non aggiudicate” ma capaci di suscitare insieme ammirazione e suggestione a partire dai nomi: wave rock, formsbook, tangram con un bellssimo gioco di incastri e colori, ma anche il “trono dei libri” o la “Washi jungle” dove gli animali prendono la forma delle librerie, il “Primosole” ed i “Sedangolo” , la “culture coffè” ed il curioso, allegro ed esotico “Palmbrellone”.
La scuola, il Vittoria, regala l’ennesima conferma. Ancora una volta – come sempre succede quando la didattica laboratoriale e artigianale del liceo delle arti si dedica a progetti e collaborazioni esterne, si resta stupiti dalla qualità della creatività. Negli anni, in un crescendo, se ne sono accorti tutti: istituzioni e privati che hanno commissionato alla scuola opere nelle più diverse discipline e tecniche: multimedialità, figurativo, murales, oggettistica, eccetera.
Se ne sono accorti tutti meno che chi dovrebbe fare attenzione, e sostenere, per missione amministrativa. La Provincia, l’istruzione, sembra perseguire un’azione di subdola “distruzione” nel lasciare il Vittoria in una cronica precarietà di spazi e nel depauperare la scuola proprio di quei corsi – arredamento e ambiente, per esempio – che sono da sempre un fiore all’occhiello della didattica capace di conquistarsi riconoscimenti nei concorsi in Italia e all’estero.
La sede nuova del Vittoria – scuola “provvisoria” a Trento Nord da 30 anni, era stata solennemente promessa dal presidente Rossi per il 2018. Balle. Procedura in ritardo. Lavori? Chissà. E nel frattempo si insiste nell’idea di tagliare corsi storici in base ad un arido, stupido, ragionierismo che per altro si basa su numeri sbagliati. Al Vittoria, nonostante le magagne logistiche, le iscrizioni hanno avuto un boom due anni fa e quest’anno sono in linea con un trend di crescita.
Ma chissà. Forse per la Provincia la “buona scuola” è togliere il buono. Alla scuola e a chi, nonostante le frustrazioni, ancora ci crede.