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La transumanza diventa una mostra. Il "Fiume che cammina" al Muse di Trento

Il curatore Alberto Pattini: "Questa esposizione nasce dalla volontà di  raccontare le emozioni provate nello stare a stretto contatto con la natura, e rendere visibile quello che secondo me è un mondo invisibile".

Di Francesco Pettarin (Liceo Prati) - 16 giugno 2017 - 16:21

TRENTO. Sabato 10 giugno è stata inaugurata la mostra “Fiume che cammina” presso lo storico palazzo delle Albere, inserito nel complesso museale del MUSE. L'esposizione fotografica e poetica, curata da Alberto Pattini, tratta il tema della transumanza, ovvero la tecnica di allevamento del bestiame basata sullo spostamento sul territorio, alla continua ricerca di erba.

Nel corridoio e in due sale del piano terra, dello storico palazzo delle Albere, sono stati sistemati dei supporti in legno su cui sono fissati i pannelli con le 22 poesie e le 45 fotografie, che ritraggono il viaggio dei pastori tra mare e montagna.

 


 

L'autore delle liriche e delle immagini è lo stesso curatore che, come dice lui, è “ispirato dal contatto con la natura" come i grandi del passato  che hanno scritto sul tema.

 

In una sala, il clima della pastorizia è ricreato tramite un' installazione sonora che ne riproduce i rumori tipici; nell'altra, invece, viene proiettato il cortometraggio, che porta lo stesso nome della mostra, girato dal curatore.

 

Questa esposizione nasce dalla volontà di Pattini di raccontare l'esperienza vissuta nel seguire alcuni pastori da Altino (VE), fino alla catena montuosa dei Lagorai, lungo il percorso della strada romana “Claudia Augusta Altinate”.

 

“Ho deciso di curare questa esposizione – ha spiegato Pattini -  per raccontare le emozioni provate nello stare a stretto contatto con la natura, e rendere visibile quello che secondo me è un mondo invisibile.” 

 

La  transumanza è una pratica che fa parte della nostra tradizione sin dal neolitico, ma che sta andando, con il tempo, ad estinguersi. Nelle sale sono esposti anche strumenti da lavoro, come l'arcolaio, che fino a poco tempo fa erano molto diffusi tra le famiglie trentine. Questo strumento, come molti altri, era al centro dell'inaugurazione, che, davanti a 400 persone, ha visto una dimostrazione delle antiche pratiche della pastorizia, tra cui la produzione del formaggio e la tosatura delle pecore. La lana ricavata è stata poi impiegata dall'associazione “Bollait” nella produzione di vari oggetti come pantofole e maglioni. Ciò rappresenta un'inversione di tendenza rispetto alla consuetudine odierna di gettare in discarica il materiale, una volta tosate le pecore allevate per il latte e la carne.

 


 

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'allevamento itinerante degli ovini non sopravvive solo perché, essendo tradizionale, rimane nel cuore di qualche vecchio pastore che, come il veterano Marco “Scotta”, fa questo mestiere da 60 anni. La transumanza è un metodo estremamente efficiente, redditizio e sostenibile per allevare gli animali, poiché li mantiene sani ed in movimento, liberi di cibarsi delle loro erbe preferite, oltre a ridurre sensibilmente le emissioni di CO2.

 

Piuttosto si può considerare questo viaggio un' unione tra moderno ed antico, che vede jeep e roulotte affiancate agli asini da trasporto.

La mostra è rivolta a tutti quei cittadini, giovani e non, che, vivendo in città, non sono mai venuti a contatto con il mondo di pecore e pastori. Per vedere l'esposizione si ha tempo fino al 27 agosto, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18; il sabato e la domenica resterà invece aperta dalle 10 alle 19.

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