Albere, si riparte. Il direttore: "Metà degli appartamenti e due terzi del commerciale sono già occupati"
Viaggio nell'ormai non più nuovo quartiere di Renzo Piano che si prepara al rilancio con l'apertura della biblioteca e del passaggio di via Taramelli. Pedroncelli:"Siamo al momento di svolta"
TRENTO. Albere si, Albere no. E' uno degli argomenti più dibattuti quello sul destino dell'ormai non più nuovo (è stato inaugurato tre anni fa) quartiere di Renzo Piano. Lo è sotto ogni aspetto, da quello economico a quello architettonico, e in ogni sede, dalle seggiole dei bar ai luoghi istituzionali. Il quartiere da novità sconvolgente quale appariva, è entrato lentamente a far parte delle giornate di molti che lo frequentano necessariamente per lavoro e di tanti altri che, passeggiando per l'immenso parco comunale, hanno imparato ad apprezzare la sua estetica. Proprio il tema della metabolizzazione estetica, oltre a quello ovviamente economico e puramente immobiliare, non può essere evitato per comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato l'iniziale e ancora brevissimo percorso storico di questo quartiere. Il “nuovo” di norma provoca sconcerto. "E' stato anche lo shock estetico - osserva Roberto Pedroncelli titolare dell'agenzia Dolomiti e responsabile commerciale per il quartiere - derivato dall'unicità del progetto, che non ha simili in tutta la regione e oltre", a lasciare spesso interdetti coloro che si sono trovati a valutare come possibile abitazione o sede della propria attività economica Le Albere. Non avere infatti metri di giudizio rende complicato esprimerne uno fondato e così quello su Le Albere è rimasto per un po' di tempo in sospeso. Ora qualcosa sta cambiando.
Per dare innanzitutto un quadro generale della situazione, ad oggi quali sono i risultati raggiunti?
Premesso che parlare di numeri può essere riduttivo, posso dire che al netto degli ultimi contratti siamo probabilmente davanti ad un punto di svolta. Oltre la metà degli spazi destinati al terziario sono occupati e altri prenotati. Questo senza contare gli spazi dove si trovano i soci istituzionali come Itas e Isa, perché contando anche questi la percentuale supera l'80%. Per quanto riguarda il commerciale, ormai quasi tre quarti delle superfici sono state opzionate e ci saranno presto nuove importanti aperture. Siamo arrivati a quella situazione positiva nella quale in un certo modo dobbiamo anche valutare, tra le varie proposte, le più interessanti per delineare e garantire un'offerta commerciale varia e adeguata. Anche gli spazi residenziali, seguendo con un giustificato differenziale temporale gli altri, riscontrano un interesse sempre maggiore. Ormai praticamente la metà degli appartamenti, tra acquisti e affitti, sono occupati.
In che senso si può giustificare il ritardo del residenziale?
Ci sono alcuni motivi apparentemente semplici quanto non trascurabili. Tolto un generale e ovvio ritardo globale negli investimenti dovuto alla congiuntura economica, una motivazione fondamentale può essere attribuita alla novità del progetto. Non avendo mai avuto nulla di simile a cui rapportarsi, chi ha preso in considerazione l'idea di trasferirsi qui si è trovato in difficoltà nella valutazione anche, a mio parere, per mancanza di paragoni. I prezzi sicuramente sono diversi rispetto ad altri contesti, ma paragonabili a molti altri. Ci sono però indubbi vantaggi legati alla sicurezza, al risparmio energetico, alla comodità e alla presenza del parco. Questi aspetti si tendono ad apprezzare nel lungo termine, mentre in fase di acquisto ci si concentra magari su variabili più immediate. Inoltre, ora che zone storicamente tranquille della città si sono scoperte essere non più così sicure, il fatto che qui si possa contare su una sorveglianza discreta ma costante, ventiquattr'ore su ventiquattro, sembra essere diventato un fattore discriminante.
Anche la mancanza di servizi commerciali può essere stato un fattore di rallentamento?
Sì, sicuramente. Diciamo che gli imprenditori locali sono stati inizialmente titubanti nell'investire in questo quartiere, se mi premette, con poca prospettiva. Quello dell'attesa dello sviluppo residenziale rispetto al commerciale è un po' la storia del serpente che si morde la coda. A interrompere questo cerchio sono stati per primi gruppi imprenditoriali provenienti da fuori provincia e dall'estero. Due esempi significativi sono gli Spagnoli di Navarra Hotels, la terza catena alberghiera europea, e il gruppo friulano Cigierre che, dopo Old Wild West, ha da poco aperto anche un secondo ristorante qui. Questo a conferma del fatto che chi è già abituato alla funzionalità di certi contesti è più propenso, per esperienza, ad investirvi e ad intuirne le potenzialità. Un esempio della grande funzionalità dell'area è per esempio il dato che Old Wild West, con centinaia di coperti al giorno, non ha finora mai ricevuto una lamentela per mancanza di parcheggio da parte dei clienti.
Una delle critiche più frequenti è legata al fatto che questo quartiere possa diventare un ambiente chiuso, un'oasi riservata ai residenti. I più caustici lo definirebbero un “ghetto per ricchi”, cosa pensa a proposito?
Sinceramente è una prospettiva che reputo senza fondamento. Il quartiere è circondato da un parco comunale, pubblico, il più grande della città, un parco che entra fisicamente nel quartiere sin nella sua piazza principale. Agli estremi si trovano poi altre due istituzioni pubbliche: il Muse e la futura biblioteca, strutture decisamente votate all'apertura. Tutto ciò non può che portare a una frequentazione del quartiere sempre più ampia e trasversale. Mi pare che dunque i presupposti siano ben lontani dal favorire la “ghettizzazione”, anzi. Con l'inizio delle attività della biblioteca sarà poi anche aperto il secondo passaggio pedonale-ciclabile da via Taramelli, tutto ciò contribuirà a integrare ulteriormente Le Albere al tessuto urbano, aspettando le conclusioni dei lavori per il passo carrabile che unirà il quartiere a via Perini.
Prospettive per il futuro?
Direi che sono positive. Il completamento di alcuni fondamentali lavori riguardanti la viabilità, le prossime aperture della biblioteca e di importanti attività commerciali di primissimo livello, la frequentazione sempre più assidua del parco da parte dei cittadini, la presenza di una realtà ormai consolidata come il Muse, non possono non farci pensare di essere giunti ad un momento di svolta. Questo credo per la città sia un fatto importante oltre che un' irrinunciabile opportunità.