'Palestina libera', manifestanti in via Verdi a Trento contro Trump e Israele. L'Imam: ''Gerusalemme è islamica, cristiana, ebraica e musulmana''
Un centinaio di persone, famiglie e bambini, si sono riuniti in città tra slogan e cartelli contro la politica americana e la scelta di riconoscere la 'città santa' come capitale dello Stato ebraico
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TRENTO. "Palestina libera", "Uniti per Gerusalemme e per la pace, Palestina nel cuore", "Tutto il mondo è unito contro l'estremismo di Trump e dei suoi simili", questi alcuni slogan e cartelli di un centinaio di persone, famiglie e bambini, che si sono riunite in via Verdi a Trento per manifestare contro la decisione di Trump di spostare l'ambasciata a stelle e strisce a Gerusalemme e riconoscere la 'città santa' quale capitale di Israele.
"Noi siamo qui - spiega l'Imam di Trento Aboulkheir Breigheche - per manifestare la nostra solidarietà verso il popolo palestinese in generale e contro la decisione unilaterale di Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti e riconoscere così Gerusalemme quale capitale d'Israele. Uno Stato egemonico, che tortura i bambini e imprigiona le donne e soprattutto non concede al popolo palestinese il diritto di vivere nel suo territorio. Siamo qui per dire 'No' a questa politica unilaterale e squilibrata che rischia di creare altro terrorismo e violenza".
All'indomani delle parole del presidente americano e dell'intenzione di Washington intende riconoscere il Muro del Pianto parte di Israele (una questione delicata perché il Muro è oltre i confini di Israele antecedenti il 1967, ma soprattutto a ridosso di alcuni dei più importanti siti sacri per l'Islam), la tensione in Medio Oriente ha subito superato i livelli di guardia. A Gaza e in Cisgiordania quattro palestinesi sono stati uccisi e altri duecento sono rimasti feriti.
"Gli Stati Uniti - dice Breigheche - non hanno più titolo per gestire un processo di pace, sono sempre stati di parte, in particolare in questo momento. L'Unione europea deve avere il coraggio di guardare alla realtà di questo popolo, che non è ospite ma vive nella sua terra e ha il pieno diritto di vivere in autonomia nella sua capitale: Gerusalemme. Trump ha gravemente offeso 1 miliardo e 800 milioni di persone nel mondo musulmano: Gerusalemme è islamica, cristiana, ebraica e musulmana ma soprattutto palestinese".
Tensione che succede in ordine cronologico a quella provocata dagli organizzatori del Giro d'Italia, quando in occasione della presentazione della Corsa rosa si era sfiorato l'incidente diplomatico. La carovana, è noto, partirà dall'estero. La prima tappa prevede una cronometro con partenza e arrivo a 'Gerusalemme Ovest'. Una dicitura però rifiutata dallo Stato ebraico: "A Gerusalemme, la Capitale d’Israele, non ci sono Est e Ovest. C’è una sola Gerusalemme unita". Prime tre tappe a rischio, qualche 'scusate' del Giro d'Italia e quell'Ovest che sa di gaffe presto cancellato dalle diciture ufficiali per chiudere il cerchio.
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Israele ritiene che Gerusalemme sia parte del suo territorio e che sia la sua capitale. Le risoluzioni internazionali, tuttavia, si esprimono in modo opposto: lo Stato ebraico occupa illegalmente la 'città santa'. La maggior parte dei Paesi, ma anche l’Onu, non la riconoscono come capitale e stabiliscono, infatti, le loro ambasciate a Tel Aviv. Italia compresa che già si è espressa a riguardo.
Dall'altro lato, l’Autorità nazionale palestinese ritiene almeno ufficialmente che la sua capitale sia 'Gerusalemme Est', abitata in maggioranza da arabi, mentre l'Onu ritiene che la città dovrebbe essere interamente sotto mandato internazionale. La capitale de facto del Territorio palestinese occupato è Ramallah, in Cisgiordania.
E anche la Cooperazione islamica si contrappone alla decisione del presidente americano di formalizzare il riconoscimento dell'intera Gerusalemme come capitale di Israele, i 57 Paesi membri dell'organizzazione affermano che "Gerusalemme Est sarà per sempre la capitale dello stato palestinese".
La 'questione Gerusalemme' si trascina fin dal dopo-guerra: la parte orientale è stata, infatti, occupata dallo Stato di Israele nel 1967, mentre nel 1980 il parlamento israeliano approvò un emendamento costituzionale per proclamare unilateralmente 'Gerusalemme, unita e indivisa' capitale della stella di David. Una legge però dichiarata nulla dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite in quanto una violazione del diritto internazionale e un serio ostacolo al raggiungimento della pace in Medio Oriente.